Associazione "La Mano Sulla Roccia"

"L'ARTE DELLA FELICITA'" INCONTRO CON ANTONIO MAIONE DEL 17-11-2019 PRESSO L'OMONIMA ASSOCIAZIONE

"L'ARTE DELLA FELICITA'"  INCONTRO CON ANTONIO MAIONE DEL 17-11-2019 PRESSO L'OMONIMA ASSOCIAZIONE

 

"L'ARTE DELLA FELICITA'"

 

INCONTRO CON ANTONIO MAIONE DEL 17-11-2019

PRESSO L'OMONIMA ASSOCIAZIONE

 

 

Vorrei iniziare a fare un'indagine con voi sulla felicità che è un dovere e un diritto.

Martin Seligman, Presidente dell'A.P.A. (American Psychological Association), stava pulendo un roseto dalle "erbacce" che non vanno chiamate così perché sono quelle che hanno salvato la terra. Noi non le conosciamo e non ne sappiamo le proprietà e per questo le chiamiamo "erbacce". Ma non ci sono "erbacce".

Dunque, mentre faceva questo lavoro, la sua bambina giocava con i fili d'erba cantando e saltellando. Seligman, che era un tipo un po' borioso, le disse di smetterla e di stare zitta. La bambina (5 anni) andò via, ma dopo un po' ritornò e disse al padre: "Invece di innervosirti perché io giocavo, non potevi giocare con me? E' meglio giocare che togliere le erbe dal roseto perché potresti pungerti".

Seligman cambiò la sua psicologia e cominciò a fondare la psicologia positiva, cioè anziché concentrare l'attenzione sulla negatività, prese lo spunto per cogliere anche nella negatività, la positività inevitabilmente nascosta in essa.

Ora chiamerò uno di voi qui a parlare della felicità... Ognuno starà pensando: "Speriamo che non chiami me!". Ecco, adesso ridete perché vi siete liberati dal pensiero di essere interpellati che vi aveva fatti entrare in distress.

Che cos'è il distress? E' uno stress negativo al quale siamo assoggettati in una struttura societaria talmente complessa da non essere assolutamente a misura d'uomo per cui moltissime persone o stanno in galera o sono... predisposte ad andarci perché tutte le normative sociali non sono assolutamente osservabili. Ogni sistema, sempre caratterizzato da mistificazione, arroganza e prepotenza, è capace di mettere fuori uso le persone, tutte assoggettate alla legge del sistema di dominio.

Il diritto alla felicità consiste nell'avere l'appropriazione personalizzata della positività che è inerente alla realtà stessa dell'esistenza, cioè uno, per il fatto stesso che esiste, non può non avere delle qualità.

Soffermarsi sulle qualità significa mettere al bando le negatività che vengono ridimensionate progressivamente.

Una volta, in un incontro all'Ascensione a Chiaia, parlavo della necessità dell'espressione libera all'interno di una comunità (la Chiesa è una comunità), quindi, dell'accoglienza amicale che consente alla persona di esprimersi con le sue qualità che sono uniche ed irrepetibili in quanto ogni persona ha caratteristiche tutte sue e, quindi, non può assoggettarsi ad... essere assoggettata ad una normativa esterna. Spiegavo, perciò, che una comunità, per essere tale, deve facilitare l'espressività della persona.

C'era una bambina che seduta sull'inginocchiatoio del banco dandomi le spalle, giocava con Lollo, il suo orsacchiotto e gli trasferiva a bassa voce quello che io stavo dicendo ad una platea di buona fattura culturale, ma il capire non serve a niente se si parla, per esempio, della felicità e uno non è felice perché della felicità come dell'innamoramento non si può parlare. Se uno non si è mai innamorato, non saprà mai cos'è. Una volta in un'assemblea del clero dissi che i preti non potevano parlare alla gente perché erano privi dell'esperienza dell'innamoramento e... conseguente, e, quindi non avendo l'esperienza più profonda dell'umano, non potevano trasferirla.

Ritornando alla bambina che parlava con Lollo, ad un certo punto, la mamma la strattonò dicendole di stare zitta perché non le faceva sentire le mie parole. Allora la bambina si alzò in piedi sull'inginocchiatoio e disse: "Io ho il diritto di parlare in quest'assemblea. Non mi puoi trattare così!". Aveva tre anni e mezzo ed aveva capito più degli adulti che sono deformati.

Perciò Gesù dice: "Se non diventate come i bambini non entrerete nel regno dei cieli" (Mt 18,3) perché il regno dei cieli è fatto per le persone che hanno raggiunto una tale maturità da poter essere semplici, ma non perché sono "infanti", ma perché sono nella dimensione dell'ineffabile.

L'infante è il "non parlante" in quanto non ha nulla da dire. L'ineffabile, invece, è quello che non si può dire perché è misterioso, meraviglioso, stupendo, eccezionale...

La persona, costituita nella sua geneticità unica ed irrepetibile ha delle qualità che deve solamente tirar fuori. Di queste qualità che scientificamente sono 24 positività, ogni persona non può non averne almeno 4 o 5. Se concentra la sua attenzione sulle positività che sono presenti tra le 24 in dotazione ad ogni essere vivente, ha risolto il problema.

Quando insegnavo all'Istituto d'Arte, c'era un ragazzo che aveva preso voti bassissimi in tutte le materie, ma "moltissimo" in religione. Gli detti questo giudizio perché conoscevo bene i ragazzi ad uno ad uno. Gli altri professori, invece, non li conoscevano e basavano i voti sui compiti. Mi lasciarono mettergli "moltissimo" in religione perché nessuno aveva motivazioni per opporsi. Successivamente, chiamai il ragazzo per capire come mai avesse avuto quei voti e lui spiegò che tra le cose che faceva (pittura, scultura, disegno, ecc.) quelle che gli piacevano, se le portava a casa. Mi feci promettere che le avrebbe consegnate a scuola assicurandogli che dopo mi sarei impegnato perché gli fossero restituite.

L'arte della felicità è, appunto, un'arte e l'arte è quella che mette in evidenza l'azione dell'arto e prende la radice da "ar" che significa "andare" e vuol dire anche creatività, andare oltre, trasgredire nel senso profondo della parola, cioè essere vitalizzato. Se uno sta fermo, non è disponibile alla trasgressione intesa come apertura alla novità e non può essere felice.

Rilke dice che la felicità è la realtà verso cui l'umanità corre avventurandosi e non ne può fare a meno. Questo è significato dal progresso. Infatti, il progresso è un segno della sete di felicità. L'uomo che non ha questa sete, che non ricerca, che non si avventura, è un uomo che... non appartiene più all'umanità. Tutto ciò è frenante e disumano.

Chi è che frena l'artista? E' il controllo che risiede nell'emisfero sinistro del cervello. Il freno è l'eliminazione della vitalità, è l'ostacolo alla felicità.

A questo punto, facciamo una rapida visione interna: delle nostre capacità quante sono venute a galla e sono passate dallo stato di potenzialità a quello di attuazione? Quanto tempo sprechiamo a piangerci addosso sulle negatività che qualche volta scopriamo in noi?

Siamo in un contesto societario nel quale c'è una rapidità di transizione di notizie e quelle che più passano sono le notizie negative. Quelle positive non vengono dette. Le negative vanno ad intensificarsi sulle spalle di ogni persona che ne viene schiacciata. Anziché fermarsi, allora, sulla positività da sviluppare, si ferma sulla possibilità di limitare il danno delle negatività. Concentrandosi sul fermo, assume un atteggiamento vitale difensivo e, quindi, va in uno stato di distress e non di eustress che è quella parte di ricerca innata nell'antropologia che è permanentemente un motore attivatore. Senza la ricerca dell'uomo, non è possibile la felicità.

Dobbiamo fiutare intorno e vedere se ci sono quelle quattro caratteristiche che determinano la possibilità della felicità: la curiosità, la gratitudine, l'ottimismo e il realismo.

La curiosità viene dal latino "cur" (perché), cioè uno si deve interrogare. Per esempio, provate a chiedervi che sapete della persona che sta seduta accanto a voi. Conoscete solo un po' la scorza, ma quello che costituisce la profondità del soggetto e che sfugge anche al soggetto stesso, come potete pretendere di saperla voi? Allora, dobbiamo solamente attivare le antenne per cercare di entrare ad esplorare un universo che non troveremo da nessuna altra parte.

Una volta che uno si domanda il perché, sa che se trova la risposta, questa gli darà una soddisfazione straordinaria. Pensate che le persone pagano per avere risposte (pensate ai cruciverba).

La gratitudine scaturisce dal fatto che la persona prende consapevolezza dell'esistere che significa passare dal non essere all'essere gratuitamente. Nessuno di noi sa come è venuto all'essere, così come l'umanità intera non lo sa. Il processo ontogenetico della nostra evoluzione è ignorato da ciascuno di noi così come l'umanità ignora la propria provenienza. Sa solo a livello di ipotesi, ma non come effettivamente sia sorta. Si è svolto un processo evolutivo... Ma come?... E quando?... Questo sfugge ad ogni indagine scientifica perché l'umanità, nella sua primissima fase del pitecantropo, non aveva consapevolezza. Quando c'è stato l'homo erectus, la consapevolezza non era piena, con l'homo sapiens è apparsa la consapevolezza che ha poi avuto maggiore consistenza nell'homo sapiens sapiens. L'umanità, cioè, da quando è sorta, ha fatto degli enormi passi avanti, ma sempre perché va alla ricerca della felicità.

Che possiamo fare noi per entrare nel possesso dell'esperienza felice? Dobbiamo seguire delle metodologie che sono strategie.

La prima è quella di essere calmi perché la calma dà alla persona l'opportunità di avere una visione oggettiva della realtà dove è collocata.

La seconda è l'autoefficienza. La persona deve sapere, cioè, che quello che serve alla sua esistenza è contenuto dentro di lei. Il soggetto, infatti, è fatto per essere autosufficiente anche nella ricerca del partner dialogale per avere uno scambio alla pari perché non ci può essere un dialogo se le posizioni non sono paritarie. Se il dialogo è sottomissione all'altro, non è costruttivo.

Il terzo elemento è quello di essere entusiasti della vita. Significa che dentro ci deve essere una spinta all'esteriorizzazione, quindi, alle relazioni multiple. Quanto più le relazioni sono molteplici e differenziate, tanto più producono stimoli per la persona che, provocata sotto varie angolazioni, risponde con la ricchezza del contenuto interno. Se, invece, la stimolazione è monotona, la risposta dopo un po' di tempo si esaurisce. Se per esempio, la persona resta sempre in uno stato di allegria, non gode più dell'allegria. Ha bisogno dell'alternanza della malinconia con l'allegria. In effetti, non si può mangiare con soddisfazione se non si passa per l'appetito!

Bisogna aprirsi agli stimoli esterni per stabilire relazioni anche con sé (ma non solo con sé), bensì soprattutto col mondo esterno di cui gli altri costituiscono la parte più provocativa. Cioè, quanto maggiore è l'omogeneità della persona che provoca, tanto più è stimolante.

Se qui ci fosse un cane e ne entrasse un altro, questo immediatamente si accorgerebbe della sua presenza. Una persona si accorgerebbe più difficilmente della presenza di un cane.

Quando poi si dice "avere legami", questi non significano legacci impedienti, ma possibilità di autotrascendimento.

La nostra pelle ci involucra e ci individua, però è anche il punto di partenza verso l'infinito. E' vero, quindi, che la pelle chiude la nostra interiorità, ma è anche il punto che funge da ponte per metterci in relazione con l'universo intero dandoci l'opportunità di volare verso l'infinito e la prospettiva dell'infinito è il superamento del limite che genera angoscia (che significa "stare stretto all'angolo").

L'angoscia genera, a sua volta, la necessità di uscire dal guscio e, quindi aprirsi alle novità. Allora, se uno usa la pelle per chiudersi, resta nell'isolamento che è frustrante per cui la persona diventa aggressiva e si autodistrugge. Se, invece, trova nella pelle la possibilità di stringere la mano all'altro con l' "altruismo" che non significa negare l'amore per sé, ma avere la prospettiva di realizzarsi al massimo, in questo necessariamente c'è l'apertura alle relazioni multiple.

Quanto più la persona si occupa (non "si preoccupa") di costruire un ambiente accogliente nell'amicizia costruttiva, tanto più crea il clima di comunità per sentirsi soddisfatta.

Provate ora a prendere una postura che vi consenta di avere la muscolatura quanto più rilassata. Provate a respirare un po' e accompagnate il respiro con la visualizzazione dei polmoni che si dilatano come due grosse spugne e poi si restringono e il sangue che scivola nelle vene come l'acqua sulle tegole quando piove. Questa è una forma di rilassamento con naturalezza. Poi chiudete gli occhi e riapriteli molto lentamente (cosa difficile). L'esercizio di riaprire gli occhi lentamente non lo facciamo mai. 

Esiste una scala di valori per vedere a che stato di soddisfazione noi siamo. Sono venti domande alle quali si può rispondere con una scala qualitativa. Ogni risposta è quantificata da 1 a 7 (vedi allegato).

Se il risultato è un numero basso, non vi ci soffermate, ma cercate di vedere qual è l'elemento da potenziare che sta nella vostra realtà, perché ogni realtà può fare contatto con la trasferenza che è una legge di psicologia per cui partendo da una qualità che uno ha e potenziandola, si trascina dietro le altre qualità che sono addormentate. Quindi, delle 24 caratteristiche genetiche che abbiamo, se alcune dovessero avere una valutazione bassa, non ci dobbiamo assolutamente scoraggiare, ma vedere quale cosa in noi esiste e ci appartiene.

Quel ragazzo che aveva i voti bassi di cui ho parlato prima, dopo aver consegnato le sue opere, ebbe buoni voti al secondo trimestre e... "sufficiente" in religione. Agli altri professori che si meravigliarono, spiegai che il "moltissimo" del primo trimestre era servito per attirare l'attenzione su di lui e farlo conoscere meglio.

Purtroppo la nostra società, anziché fare programmi con i governi al fine di migliorare la qualità della vita avvicinandola all'esperienza di felicità, fa solo programmi finanziari, pensa alle tasse, ecc.. In Bhutan si fa questo: si valuta il livello di felicità raggiunto dalla popolazione.

E' un bene arrivare al punteggio massimo del test? Risultare "molto soddisfatto" non impedisce di continuare ad andare oltre? No, il "molto soddisfatto" si riferisce al livello del processo evolutivo. La persona per entrare nel soddisfacimento pieno e assoluto deve sconfinare necessariamente nell'autotrascendimento metastorico perché all'interno della vita c'è il limite storico. Quella del test è la soddisfazione che la persona ha all'interno della storia. Se poi vuole andare al soddisfacimento totale, deve entrare nell'approfondimento filosofico della felicità che sul piano definitorio è il possesso pieno di ogni bene, per sempre e senza limiti.

Se mettiamo insieme queste tre caratteristiche: "All" (tutto), "for ever" (per sempre), e "no limits" (senza limiti), ci rendiamo conto che non sono possibili nella condizione storica in cui si vive. Però come anelito alla trascendenza, l'uomo da sempre è andato alla ricerca del nettare dell'eternità e dell'ultraterreno.

Qui subentra, poi, la domanda: "Chi ci parla di questo Infinito?". Solamente Gesù Cristo che disse: "Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere" (Gv 2,19).

Nella "Lettera sulla felicità" di Epicuro è scritto che per essere felici bisogna abolire la paura dalla propria esperienza esistitiva. La paura maggiore che l'uomo ha è quella della morte. Chi ci libera dalla morte? Solo Colui che ci parla di vita eterna dove "eterna" non è un concetto positivo perché nessuno di noi ha l'esperienza dell'eterno. Noi abbiamo l'esperienza del temporale e il tempo viene negato facendo il non tempo eterno.

Ma qui entriamo in una discussione molto più sofisticata e meno pratica. Invece, io ho dato un taglio a come la parola "felicità" dall'astrattezza può essere ridimensionata all' "essere contento" perché essere contento oltre a far bene alla persona, fa bene alla società, oltre a far bene alla psiche, fa bene anche al corpo...

Nelle relazioni che devono essere paritarie, bisogna cercare quelli che si trovano sullo stesso piano o bisogna cercare di dialogare su un piano comune con chiunque? E' fondamentale sapere che l'omogeneità è sulla base del minimo comune denominatore, ma non sulla base del numeratore. Avere un minimo comune denominatore vuol dire che io devo considerare l'altro con la stessa dignità di persona. L'acquisizione dell'esperienza dell'altro non è l'acquisizione della mia esperienza. Quindi, come persone siamo alla pari, ma come contenuto esperienziale, le persone hanno una ricchezza completamente diversa l'una dall'altra. Il loro minimo comune denominatore è quello di avere la capacità di sperimentare e di comunicare agli altri le proprie esperienze. E' fondamentale, quindi, che ci sia la mia dimensione e quella dell'altro con rispetto della natura e della dignità di ciascuno, ma non come uguaglianza di esperienza. La comunicazione non è di natura, ma di esperienza e l'esperienza è personale ed è la risultante tra stimolo, risposta, emozione, sentimento ed azione. L'esperienza è solo mia. Per esempio, chi cucina, lo fa a modo suo e diversamente dagli altri....

C'è poi la differenziazione del ruolo che non va ad intaccare la dignità della persona. Il medico e il paziente non sono persone diverse se non nella funzione. La funzione è l'elemento accidentale all'essenza della persona. Come persona, quindi, il medico non può bistrattare il paziente, ma deve rispettarlo profondamente perché il paziente non è un numero. Anche quando stabilisce un rapporto medico, deve considerare di avere davanti a sé una persona che è degna di rispetto profondo e il dialogo deve essere funzionale al benessere di entrambi perché se il medico riesce a guarire un paziente, ne ha un beneficio anche lui in quanto c'è più vantaggio nel dare che nel ricevere.

Si deve anche essere capaci di permettere all'altro di fare un dono, di accettarlo, perché questo gesto lo realizza. L'altro non può essere deprivato del gesto di un dono...

La reciprocizzazione è un fatto che realizza la persona in ogni momento della sua esperienza perché l'esperienza è continuativa. Una maestra che viene salutata da un bambino che incontra per la strada e che le sorride non può che renderla contenta.

Una volta a scuola incontrai un bambino che era stato cacciato fuori dall'aula. Gli chiesi il perché e lui mi disse che la maestra voleva che lui facesse le assicelle mentre invece aveva i... "lappese" per la testa (preoccupazioni). Gli chiesi quali fossero e lui disse: "Papà ha sette figli con un'altra donna che ora lo vuole con lei". Capii la tragedia che stava vivendo il bambino e lo riaccompagnai in classe dalla maestra che si rifiutava di capirlo. Dopo oltre un anno, mentre facevo la fila in un ufficio postale, mi sentii tirare per la giacca. Era quel bambino, Peppino, che mi chiese 100 lire. Gliene detti 500 pensando che volesse andare a comprarsi le caramelle. Invece, ritornò poco dopo con una fotografia che si era appena fatto e mi disse di portarla sempre con me.

La relazione diventa intersoggettiva, alla pari. Io ero un prete e quello un bambino, ma si era sentito alla pari. Dicendo che voleva che la sua foto fosse portata sempre sul mio cuore, lui stabiliva una relazione che è sempre liberatoria quando l'altro sente di poter esprimere i propri sentimenti. Le relazioni vere durano negli anni. La felicità non può esserci se non nella possibilità concreta di aprirsi e dovunque si vada non solo nella storia, ma anche nella metastoria, di poter allargare le braccia e trovare tante persone che ti accolgono per quello che sei.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

TEST

 

1  Guardo con ottimismo?

 

O -  1  Assolutamente no

O -  2  No

O -  3  Non molto

O -  4  No, non so

O -  5  Sì ma

O -  6  Sì

O -  7  Assolutamente sì

 

 

2  Mi sento utile?

 

O -  1  Assolutamente no

O -  2  No

O -  3  Non molto

O -  4  No, non so

O -  5  Sì ma

O -  6  Sì

O -  7  Assolutamente sì

 

 

3  La mia vita è eccellente?

 

O -  1  Assolutamente no

O -  2  No

O -  3  Non molto

O -  4  No, non so

O -  5  Sì ma

O -  6  Sì

O -  7  Assolutamente sì

 

 

 

 

4  Riesco a rilassarmi bene?

 

O -  1  Assolutamente no

O -  2  No

O -  3  Non molto

O -  4  No, non so

O -  5  Sì ma

O -  6  Sì

O -  7  Assolutamente sì

 

 

5  Mi interesso agli altri?

 

O -  1  Assolutamente no

O -  2  No

O -  3  Non molto

O -  4  No, non so

O -  5  Sì ma

O -  6  Sì

O -  7  Assolutamente sì

 

 

6  La mia vita si avvicina all'ideale?

 

O -  1  Assolutamente no

O -  2  No

O -  3  Non molto

O -  4  No, non so

O -  5  Sì ma

O -  6  Sì

O -  7  Assolutamente sì

 

 

 

 

 

 

7  Ho sempre energia a disposizione?

 

O -  1  Assolutamente no

O -  2  No

O -  3  Non molto

O -  4  No, non so

O -  5  Sì ma

O -  6  Sì

O -  7  Assolutamente sì

 

 

8  Quando mi sveglio al mattino mi rallegro della giornata che mi attende?

 

O -  1  Assolutamente no

O -  2  No

O -  3  Non molto

O -  4  No, non so

O -  5  Sì ma

O -  6  Sì

O -  7  Assolutamente sì

 

 

9  La vita è buona con me?

 

O -  1  Assolutamente no

O -  2  No

O -  3  Non molto

O -  4  No, non so

O -  5  Sì ma

O -  6  Sì

O -  7  Assolutamente sì

 

 

 

 

 

 

10 So gestire bene i problemi?

 

O -  1  Assolutamente no

O -  2  No

O -  3  Non molto

O -  4  No, non so

O -  5  Sì ma

O -  6  Sì

O -  7  Assolutamente sì

 

 

11 Finora ho raggiunto i traguardi importanti che mi ero proposto nella vita?

 

O -  1  Assolutamente no

O -  2  No

O -  3  Non molto

O -  4  No, non so

O -  5  Sì ma

O -  6  Sì

O -  7  Assolutamente sì

 

 

12 Mi sento bene quando penso a me stesso?

 

O -  1  Assolutamente no

O -  2  No

O -  3  Non molto

O -  4  No, non so

O -  5  Sì ma

O -  6  Sì

O -  7  Assolutamente sì

 

 

 

 

 

 

13 Mi sento vicino agli altri?

 

O -  1  Assolutamente no

O -  2  No

O -  3  Non molto

O -  4  No, non so

O -  5  Sì ma

O -  6  Sì

O -  7  Assolutamente sì

 

 

14 Sono sicuro di me?

 

O -  1  Assolutamente no

O -  2  No

O -  3  Non molto

O -  4  No, non so

O -  5  Sì ma

O -  6  Sì

O -  7  Assolutamente sì

 

 

15 Sono soddisfatto della mia vita?

 

O -  1  Assolutamente no

O -  2  No

O -  3  Non molto

O -  4  No, non so

O -  5  Sì ma

O -  6  Sì

O -  7  Assolutamente sì

 

 

 

 

 

 

16 Mi creo la mia opinione personale?

 

O -  1  Assolutamente no

O -  2  No

O -  3  Non molto

O -  4  No, non so

O -  5  Sì ma

O -  6  Sì

O -  7  Assolutamente sì

 

 

17 Mi sento amato?

 

O -  1  Assolutamente no

O -  2  No

O -  3  Non molto

O -  4  No, non so

O -  5  Sì ma

O -  6  Sì

O -  7  Assolutamente sì

 

 

18 Mi interesso di cose nuove?

 

O -  1  Assolutamente no

O -  2  No

O -  3  Non molto

O -  4  No, non so

O -  5  Sì ma

O -  6  Sì

O -  7  Assolutamente sì

 

 

 

 

 

 

19 Sono una persona allegra?

 

O -  1  Assolutamente no

O -  2  No

O -  3  Non molto

O -  4  No, non so

O -  5  Sì ma

O -  6  Sì

O -  7  Assolutamente sì

 

 

20 Se potessi rivivere la mia vita non cambierei quasi niente?

 

O -  1  Assolutamente no

O -  2  No

O -  3  Non molto

O -  4  No, non so

O -  5  Sì ma

O -  6  Sì

O -  7  Assolutamente sì

 

 

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PUNTEGGIO E RISULTATO

 

120-140          Molto soddisfatti

100-119          Soddisfatti

80-99              Mediamente soddisfatti

60-79              Meno soddisfatti della media

40-59              Scontenti

20-39              Estremamente soddisfatti

 

 

 

 

 

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