Associazione "La Mano Sulla Roccia"

28-10-2019 1° INCONTRO organizzato dall'Associazione "La mano sulla roccia" nella sala teatro di S. Maria della Libera. Tema trattato: "Fede e mondialità" a cura di P. Valentino Salvoldi, missionario, teologo, scrittore.

28-10-2019  1° INCONTRO organizzato dall'Associazione "La mano sulla roccia" nella sala teatro di S. Maria della Libera. Tema trattato: "Fede e mondialità" a cura di P. Valentino Salvoldi, missionario, teologo, scrittore.

1° INCONTRO DEL 28-10-2019

 

FEDE E MONDIALITA'

 

a cura di P. VALENTINO SALVOLDI, missionario, teologo, scrittore

 

Dal Vangelo secondo Matteo (28,16-20)

 

16 Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato. 17 Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano. 18 E Gesù, avvicinatosi, disse loro: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. 19 Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, 20 insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

 

Cercherò di parlare "a braccio". Poiché dai mass media riceviamo continuamente brutte notizie da farci venire il mal di testa, vorrei che passasse, nel mio rapporto con la gente, questa raccomandazione: "Cerca il silenzio e troverai te stesso e Dio".

Fare silenzio vuol dire avere la capacità di mettersi in sintonia col più eloquente dei silenzi che è Dio stesso, è avere la capacità di fare il vuoto dentro di sé, è essere toccato nel cuore.

Passo ora all'esegesi del testo di Matteo che abbiamo appena letto. Secondo Matteo, per imitare Cristo, bisogna salire cinque montagne: la montagna delle tentazioni, la montagna della trasfigurazione, la montagna delle beatitudini e il Monte Calvario che è contemporaneamente morte e resurrezione.

Da quest'ultimo monte prendiamo lo spunto per il discorso sull'argomento della mondialità di cui dobbiamo parlare stasera.

Nella cultura ebraica, il monte è il posto dove si incontra Dio, il deserto in cui fare silenzio. La trasfigurazione è la bellezza che c'è in ciascuno di noi e che la preghiera fa emergere. Bellezza vuol dire splendore di verità. La bellezza è in te...

Il monte delle beatitudini richiama alla povertà: "Beati i poveri in spirito" (Ma 5,3)... Qualcuno ha insistito su questa traduzione, ma va letta piuttosto come: "Beati voi in virtù dello Spirito, beati voi grazie allo Spirito"...

Nel testo evangelico leggiamo che i discepoli andarono sul monte che Gesù aveva loro indicato. Ma qual è questo monte di cui Matteo non dice il nome? Quale monte ha in mente Gesù perché noi possiamo andare ad incontrarlo? E' il monte delle beatitudini dove mettendole in pratica, incontreremo Cristo e diventeremo come Lui.

E' scritto anche che alcuni discepoli "dubitavano". Di che cosa dubitavano? Dubitavano di se stessi. Si chiedevano: "Riuscirò io a mettere in pratica le beatitudini e a diventare come Lui?"... Ma nella Bibbia, c'è anche l'espressione "Non temere" che troviamo scritta 365 volte...

Poi Gesù li manda a battezzare, cioè ad immergere gli uomini nell'amore di Dio, dello Spirito Santo...

"Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo"...

Secondo Marco (16,10) e Luca (24,51), Gesù sale al cielo. Matteo non dice questo. Perché? Perché Gesù si dissolve in ognuno di noi che diventiamo così il Cristo del terzo millennio.

Oggi si cerca di educare alla mondialità e alla fede. La mondialità è l' orientamento etico caratterizzato dalla valutazione dei fenomeni e dei problemi secondo un'ottica planetaria, e dall'impegno a realizzare in tutto il mondo condizioni di giustizia e uguaglianza nel rispetto dei diritti e delle peculiarità di tutti i popoli.

Mondialità e fede... Preferisco partire dalla mia esperienza perché ho girato il mondo. Userò una teologia narrativa, racconterò fatti, perché lo Spirito Santo agisce tra le persone.

Dunque, dal punto di vista economico, l'Africa va di male in peggio. Dal punto di vista spirituale, invece, c'è una fioritura enorme. Sarebbe interessante domandarci: "Perché noi perdiamo la fede mentre in Africa la fede fiorisce?".

Insegnavo in un seminario di 500 alunni che poi diventarono 700 ed attualmente non se ne possono accogliere altri. La domenica ci vogliono le guardie del corpo per entrare in chiesa talmente numerosa è la folla che pigia. Ci sono 1200 giovani che vanno a Messa!

Ma, come dicevo, dal punto di vista materiale, le condizioni sono pessime. Quando ero in Africa mi illudevo che il problema della fame sarebbe stato presto risolto, che le briciole avanzate in Europa che stava facendo grandi progressi, avrebbero potuto sfamare l'Africa, ma poi, guardando le terribili statistiche della F.A.O. che ogni cinque anni faceva previsioni per quando la fame sarebbe stata debellata, mi accorgevo che la situazione andava peggiorando e che non si sarebbe risolta.

Nairobi ha al centro circa 400.000 persone che vivono bene, ma in periferia ce ne sono 6 milioni che vivono nella più sconcertante miseria. Un giorno, mentre io giravo di baracca in baracca per rendermi conto della situazione, arrivò un camion che versò tutta la spazzatura in mezzo alla strada. Imprecai contro quelli che volutamente avevano compiuto questo gesto perché pensai che fosse stato fatto per umiliare la gente che viveva lì. Invece, l'avevano fatto apposta per permettere ai ragazzi di rovistare tra la spazzatura per cercare qualcosa da mangiare tra gli scarti alimentari. C'erano bambini che mettevano in bocca ossi di animali presi direttamente dalla spazzatura.

Mi misi a piangere quando arrivò una suora della congregazione di P. Charles de Foucauld che sorrideva, scherzava e accarezzava le persone. Appena mi fu vicino, le espressi la mia meraviglia per il fatto che non piangesse anche lei. Pensavo che si fosse assuefatta a quella situazione di miseria.

Lei mi disse: "Padre, le tue lacrime non servono qui. Se vuoi piangere tornatene al tuo paese. Qui fai molto di più con un sorriso". Poi mi prese per mano e mi condusse in una capanna di bambù dove al centro pendeva una cordicella che terminava con un canestro che conteneva l'Eucaristia e sotto c'era una stuoia dove lei dormiva. Mi disse che quando non riusciva a prendere sonno perché i problemi erano troppi, dava uno strappo al canestro, lo faceva traballare e diceva: "Signore, svegliati! Un tempo Tu hai moltiplicato il pane tra la gente. Adesso non ti interessano questi bambini che muoiono di fame?".

Celebrai la Messa su quella stuoia. Poi chiesi alla suora se mai qualcuno si fosse suicidato.

"Mai!" - fu la risposta. E mi disse anche tre frasi importanti: "I poveri sanno che Cristo è uno di loro"... "I poveri aiutano i poveri"... "La ricchezza dei poveri è la fede"...

Avrete sentito che anche Papa Francesco dice: "I poveri sono la carne stessa di Cristo".

Ripresi il mio viaggio tra le baraccopoli e in quella di korogocho, su mucchi di spazzatura, vidi una bambina che avrà avuto 7 o 8 anni, completamente nuda, magrissima, con il ventre gonfio e tutta piagata. Solo la guancia sinistra era indenne. Mi inginocchiai accanto a lei e l'accarezzai. Lei mi disse: "Perché mi fate soffrire? Perché mi lasciate morire?". Mi tolsi la camicia, l'avvolsi intorno alla bambina e andai a cercare un medico. Questi mi disse: "Perché Padre me l'hai portata? Non vedi che sta morendo?". Io risposi: "Non sono venuto in Africa per seppellire i morti!". Il medico se ne andò e mi lasciò la bambina che di lì a poco mi morì tra le braccia.

Il dolore fu enorme nel vedere quel piccolo cadavere, ma feci la promessa che dovunque mi fossi trovato, avrei narrato la sua storia con le due domande che mi aveva fatto: "Perché mi fate soffrire? Perché mi lasciate morire?".

Questa situazione del cosiddetto Terzo Mondo comporta la morte di 17.000 bambini al giorno. Ma quando dico questo, non solo qui, non vedo sentimenti negli occhi di chi mi ascolta e, peggio ancora, non sento nessuno dire: "Io che posso fare?". E questo mi tormenta.

Ho poca fede. Se ne avessi di più, sarei più sereno. Invece, dopo tutto quello che ho visto in 36 paesi dell'Africa e dell'Asia, la mancanza di gioia è legata al fatto che i problemi sono troppi.

Vi racconto l'incontro che ho avuto con Madre Teresa. Insegnavo a Karachi, in Pakistan. Le suore paoline mi inviarono per Pasqua a predicare gli esercizi spirituali per loro e per i ragazzi del collegio. In quel periodo c'era Madre Teresa in quella zona ed io volevo incontrarla, ma non pensavo fosse facile.

Lei aveva dato appuntamento a Giovanni Paolo II che stava in India per il Congresso Eucaristico e poi non c'era andata. Si era presentata la sera, scusandosi perché lungo la strada, mentre stava andando da lui, aveva trovato un moribondo di cui si era presa cura. Il Papa la interruppe dicendole che lui aveva parlato di Eucaristia, ma la vera adoratrice era stata lei perché aveva adorato Cristo in quel moribondo.

Era il giovedì santo quando Madre Teresa si trovava nei pressi delle Suore. Io non ebbi il coraggio di chiederle un appuntamento. Dissi solo alle suore di avvisarmi quando sarebbe arrivata.

Mi avvisarono poco dopo che Madre Teresa era in piazza. Ci andai e la trovai con la testa piegata sulla spalla e gli occhi chiusi. La mia prima impressione fu quella di trovarla brutta. Ma dopo un po' aprì gli occhi e mi sorrise. La bontà che aveva dentro si espresse in quel sorriso. Mi disse: "Padre, oggi è la tua festa perché ricordiamo l'istituzione dell'Eucaristia e del sacerdozio". E poi: "Voi preti siete i cuochi di Dio". Quest'ultima frase non l'ho capita, ma mi piace.

Le dissi: "Madre, io soffro troppo. Avrei la possibilità di stare bene, ma i bambini mi muoiono tra le braccia ed io ho il cuore a pezzi. Come fai tu che stai sempre a contatto con la morte ad essere così serena? Mi dici come fare?".

"Prega, prega, prega" - mi rispose. Ed io: "Avrò tutti i difetti di questo mondo, ma io prego molto!".

Mi disse: "Prega ancora!". Poi aggiunse: "Noi vecchi dormiamo poco. Io mi alzo presto la mattina e sto tre ore in silenzio davanti al Santissimo e quel Dio che cerco, lo trovo sul volto dei più poveri dei miei fratelli".

Allora non sapevo che lei aveva tantissime crisi di fede per cui stare davanti al Santissimo non le diceva niente. Era come succhiare un chiodo arrugginito. Non sentiva niente, ma continuava ad osservare tre ore di silenzio sapendo che prima o poi la fede avrebbe operato il miracolo.

"La fede è la ricchezza dei poveri" - diceva la suora di Nairobi. Su questo si può pure discutere, ma quello che è importante è che la fede è dono e vita. Come dono dipende da Dio. E' Lui che fa il primo passo. Prima o poi Dio si rivela a tutti. Quindi, non vi preoccupate se i vostri figli, i vostri nipoti non vanno più a Messa. Sappiate che prima o poi Dio fa il primo passo. Dipende tutto da Dio, ma anche da noi. Sant'Agostino dice: "Dio che ti ha creato senza di te, non può salvarti senza di te".

La fede è vita. Se un bambino è affacciato ad una finestra e il papà gli dice di buttarsi giù perché lui è lì a prenderlo, se il bambino ha fiducia in suo padre, si butta. La fede è un salto nel buio. Una definizione più poetica la prendo da Dostoevskij: "La fede è un bacio che brucia".

E' bello baciarsi, ma quel bacio che brucia che vuol dire? Se hai incontrato Dio, non sei più quello di prima. Si può vedere Dio senza morire? E che significa "morire" in questo caso? Significa "senza cambiare vita". La fede è anche tormento d'estasi.

Dunque, mentre in Africa non ci sono suicidi, in Giappone se ne verificano 80 al giorno. Ecco perché è un valore enorme avere la fede. Ieri a Messa ho detto: "Signore, toglimi tutto, ma non la fede"

Come sta andando il mondo? L'Africa va di male in peggio. I Cinesi stanno portando via dall'Africa quel poco che noi abbiamo lasciato. L'Asia si sta sviluppando a danno degli altri. In America Latina riescono a sopravvivere. Il 52% degli Americani, poi, si dimostra credente e prega molto.

L'anno scorso in Canada parlai a dei ragazzi per due ore. Al termine, i ragazzi mi chiesero di continuare. Io dissi: "Finora io ho parlato di Dio. Ora voi parlate a Dio" e li invitai a venire a Messa. Tutti i trecento ragazzi vi parteciparono e fecero la Comunione. Dopo li unsi con il crisma dicendo loro di portare in giro il profumo di Cristo.

C'è nostalgia di Dio, nostalgia della preghiera. Quando Gesù dice: "Le porte degli inferi non prevarranno" (Mt 16,18) non specifica dove. Non è che non prevarranno in Europa.

Se pensiamo alla mondializzazione e ai suoi problemi, constatiamo che l'Europa è un paese di missione. Se i nostri giovani avessero un po' di fede, vivrebbero meglio. Ci sono tante vite fallite. Se voi mandate i vostri figli a fare sport, ecc., non vi ponete il problema che dovrebbero avere anche un maestro di vita per introdurli alla fede? Non vi ponete il problema che bisogna cambiare in famiglia, cambiare stili di vita?... Bisogna portare Cristo in famiglia, tornare a parlare di Gesù e testimoniarlo con la vita.

Il Vangelo di oggi riguarda la chiamata dei discepoli. Innanzitutto Gesù va a pregare, poi sceglie dodici discepoli perché stiano con Lui. Tutti accorrono ad ascoltarlo. Perché? Perché da Lui usciva una forza che faceva strabiliare...

Quando un giovane mi dice: "Non riesco a credere", ci sono due ragioni: una riguarda me e l'altra riguarda lui.. Per quanto riguarda me, gli dico: "Mi dispiace, si vede che non appaio attraente abbastanza". Per quando riguarda lui, gli domando: "Sei innamorato? Sei capace di amare? Puoi rispondere di sì, ma se non conosci Dio, se non ne hai fatto l'esperienza, non puoi dire di amare perché Dio è amore. Se incontri l'amore umano, automaticamente ti apri al divino".

Sono provocazioni, queste, che andrebbero approfondite.

Ritornando al tema di fondo, dal punto di vista etico, possiamo dire: il mondo ha tanti problemi, nel mondo c'è tanto male, ma comunque rimanga il mondo, celebra te stesso, scopri la tua bellezza e quella dei fratelli". Se ci mettiamo su un piano puramente umano, io dico: "Scopri e sii te stesso, impara a comunicare, ecc." Un discorso morale, invece, dice: "Sappi che Dio ha scelto te per sconfiggere i mali del mondo".

E' chiaro che nel contesto del tema che stiamo svolgendo nella situazione in cui sta andando il mondo, per vedere come portare la fede, bisogna capire la distinzione tra etica e morale che non sono la stessa cosa. L'etica (da "èthos") è il bene e il male considerato dal punto di vista scientifico. Uso la mente per capire il bene e il male in vista della costruzione del bene comune, uso, cioè, l'intelligenza, la filosofia per promuovere questo.

La morale (da "mos") è il comportamento. La morale presuppone l'etica, ma fa un passo più in là: sfocia nella fede e nella rivelazione. Questi sono gli elementi in più che si aggiungono all'etica.

Io insegno all'Università e al Seminario. All'Università sono etico, al Seminario sono teologo morale. Che vuol dire? All'Università devo partire dalla ragione, dal comportamento umano, dal bene comune. In Seminario io devo presupporre l'etica, ma permeata dalla rivelazione. Se Dio esiste, ha qualcosa da dire all'umanità? Qui la morale esige la rivelazione.

Quante morali esistono? Quante sono le rivelazioni. L'Antico Testamento è la base della morale degli Ebrei. Veda è la base della morale degli induisti. Il Corano è la base della morale dei musulmani. Noi cristiani abbiamo la morale del Vangelo. Cioè, là dove c'è una rivelazione, si forma una morale perché dal concetto che io ho di Dio, assumo un certo comportamento.

Un ragazzo mi diceva: "Io non credo in Dio". Gli chiesi: "In quale Dio non credi? Che idea hai di Dio?".

Perché il Dio del Nuovo testamento è fantastico, ma il Dio dell'Antico Testamento è terribile. Gli Ebrei sono conciati male perché alla base il loro è un Dio vendicativo. Dal tipo di rivelazione che uno ha, si fa un certo tipo di morale.

Che cos'è la mia morale oggi? Che definizione do della morale cristiana?

Il Concilio Vaticano II la definisce così: "La morale cristiana è quella scienza che basata sulla rivelazione, dimostra la sublime dignità della vocazione del cristiano ad essere una sola cosa con Cristo per portare frutti d'amore per la vita del mondo".

Vi consiglio di fare un corso di esegesi perché spesso una traduzione sbagliata può deviare dalla morale. La Bibbia va studiata, va amata, va interiorizzata...

Torno sulla definizione di "morale": "Essere una sola cosa con Cristo"... Con il battesimo si diventa un altro Cristo. Questo fa la differenza con un non battezzato che però è anche lui figlio di Dio.

L'etica che cosa vi dice di fronte ai tanti problemi del mondo, di fronte ai bambini che muoiono di fame? Che cosa può fare ognuno di noi di fronte a tutto questo se ha una morale cristiana? Una cosa alla portata di tutti è quella di cambiare stile di vita. Noi mangiamo troppo, sprechiamo troppo e abituiamo i figli allo spreco dando loro cellulari costosi fin dalla... culla!

Ai giovani dico: "Se il mondo è così, non è colpa vostra. Sarà colpa vostra se lo lasciate così"...

Noi adulti, però, forse abbiamo delle colpe. Che fare? Il Papa dice che siamo tutti colpevoli di un'indifferenza fratricida. Questo è il grande peccato mortale di oggi che nessuno confessa. Il sacramento della riconciliazione dovrebbe fare di ciascuno un'altra persona, perché cambiare se stessi pone le premesse per cambiare il mondo.

Contro i mali del mondo (ecco il discorso morale) Dio ha fatto me. Sono io il Cristo del terzo millennio. Dio non ha altre mani che le mie mani per costruire un mondo nuovo. Non ha altre labbra che le mie labbra per parlare di Lui, non ha altro cuore che il mio cuore per amare, non ha altri piedi che i miei per andare in giro per il mondo come ci ha comandato di fare.

 

Celebra te stesso

di Valentino Salvoldi

 

Tu meriti di essere celebrato.

Tu sei unico, irripetibile.

In tutto il mondo non esiste un altro come te.

La tua esperienza, i tuoi doni sono unici.

Nessuno può prendere il tuo posto

in ciò che tu sei.

Dio ha creato solo te così come sei,

prezioso ai Suoi occhi.

Tu hai un'immensa potenzialità di Amore,

di dedizione, di creatività, di crescita, di sacrificio,

se tu credi in te stesso.

Non ha importanza la tua età o la tua cultura,

o se i tuoi genitori ti hanno amato o no

(può darsi che abbiano voluto, ma non hanno potuto).

Lascia perdere, appartiene solo al passato.

Tu appartieni al presente.

Non ha importanza che cosa sei stato,

gli errori che hai fatto,

le persone che hai ferito.

Tu sei perdonato, tu sei accettato.

Tu sei buono. Tu sei amato nonostante tutto.

E quindi ama te stesso e sviluppa i semi che sono dentro di te.

Celebra te stesso!

Comincia ora, parti di nuovo.

Dà a te stesso una nuova nascita oggi.

Tu sei tu, e questo è tutto quello che devi essere.

Tu sei temporaneo. Sei qui oggi e domani non ci sarai più.

Ma oggi può essere un nuovo inizio,

una vita nuova.

Tu non hai il dovere di meritare questa nuova vita,

ti viene donata gratuitamente:

questo è il miracolo chiamato Dio.

E quindi celebra il miracolo: celebra te stesso!

Ama adesso.

Non aspettare la partenza per dire: "Ti amo".

Non aspettare la lontananza per scrivere: "Ti amo".

Non aspettare la morte per esprimere con le lacrime: "Ti amo".

 

 

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