Associazione "La Mano Sulla Roccia"

02 marzo 2020 -6° INCONTRO - SPIRITUALITA' COSMICA - TRASCRIZIONE

02 marzo 2020 -6° INCONTRO - SPIRITUALITA' COSMICA - TRASCRIZIONE

"SPIRITUALITA' COSMICA"

 

a cura di P. SEBASTIANO PEPE

Parroco di S. Maria della Libera

Il tema proposto per questa sera è "Spiritualità cosmica". Poiché mi interesso di questo argomento da diversi anni, mi fa piacere condividere con voi alcune riflessioni partendo da una storiella perché noi, prima di essere mente e ragionamento, siamo sentimento, siamo istinto. Gesù non faceva discorsi filosofici, ma parlava in parabole perché queste arrivano al cuore e non si dimenticano.

La storiella dice che in un paesino della Russia, presso una comunità ebraica, doveva arrivare un rabbino. Tutti si prepararono a questo evento tenendo pronte delle domande da fargli. Il rabbino, quando arrivò, cominciò a fischiettare, poi a danzare e, alla fine, a trascinare tutti nella danza. In breve, quella serata si trasformò in un'esperienza di gioia. Al termine, il rabbino disse: "Spero di aver risposto alle vostre domande!".

Io ho acceso l'incenso qui perché la situazione che stiamo vivendo a causa del coronavirus, col bombardamento di messaggi, ci sta portando a riflettere sull'ambiente, sulla sua importanza. Noi ne abbiamo l'approccio mentale, razionale che è proprio della cultura occidentale caratterizzata dalla violenza. In effetti, noi aggrediamo l'ambiente. Abbiamo perso l'importanza della visione della dimensione cosmica e ci consideriamo padroni dell'universo e, quindi, autorizzati a sfruttare e a dominare l'ambiente. Non diamo importanza al fatto che qualsiasi tipo di ambiente ci sia, questo ci ospita. Ci sono, invece, delle culture molto più legate alla terra dove le persone attraverso anche uno stile di vita più naturale, danno importanza alla sacralità del mondo che ci circonda, attenzione che noi occidentali abbiamo persa.

Qualsiasi tipo di ambiente, sia strutturale, sia naturale, richiede un... permesso di ospitalità e, allo stesso tempo, un'attenzione a purificarlo in modo tale che possa essere invaso da energie positive. Siamo chiamati a far sì che l'ambiente intorno a noi sia circondato da energie. Anche noi che siamo qui abbiamo ciascuno delle frequenze, siamo delle centrali che hanno portato qui tanta energia. Però tutto quello che si crea va purificato perché non tutte le energie che portiamo sono positive.

Allora è importante realizzare quell' "avere un cuor solo ed un'anima sola" (At 4,32), uniformarsi in modo tale da poter trasformare il nostro ambiente in una circolarità di energie buone.

Ho acceso, quindi, l'incenso per richiamare l'attenzione sull'ambiente e sulla nostra responsabilità. Il coronavirus ci sta provocando e così noi siamo più attenti a pulire e a disinfettare.

Ci sono la preghiera del mattino, la preghiera del pranzo e quella della sera che noi abbiamo trasformato in qualcosa di devozionale.

La preghiera del mattino vuol dire iniziare la giornata mettendosi in sintonia con un atto pieno di energia, di pace e di serenità che ci fa pervenire ad una comunione con la Fonte delle energie. Anche i termini religiosi devono essere tradotti oggi perché non si comprendono più. Quando parliamo ai giovani di fede, di preghiera, questi non le comprendono perché non hanno la formazione che abbiamo avuto noi.

Allora, è necessario mantenere un contatto con la Fonte dell'energia che è Dio, Preghiera del mattino vuol dire cominciare la giornata facendo fluire in noi le energie dello Spirito e restare in questo atteggiamento. Gesù infatti, dice: "Rimanete nel mio amore" (Gv 15,9).

La preghiera prima del pranzo non è solo un'occasione di ringraziamento per il cibo ricevuto. C'è anche qui una spiritualità che porta ad una circolarità, ad una connessione profonda con le cose, l'ambiente e le persone. Nulla mi è dovuto. Tutto è un dono. Allora mangiare con gratitudine e  ringraziamento vuol dire mettermi in atteggiamento positivo per far sì che quel cibo sia per me una fonte di nutrimento anche spirituale. Allo stesso tempo, quella preghiera ricorda anche una benedizione che si faceva sul cibo per sottrarlo ad una dimensione profana e inserirlo in un'altra più purificata.

La preghiera della sera, poi, serve per mantenere il contatto con l'energia di Dio, con il Suo amore e vivere così in una dimensione in cui non ci sentiamo estrapolati e isolati. Il male del moderno e del postmoderno è proprio quello di sentirsi isolati da Dio, dalla natura e da se stessi. Spiritualità significa ritornare ad un'armonia, ad una connessione, ad una circolarità in cui io mi senta una parte di un tutto, cosa che la fisica quantistica ci ha dimostrato. L'uomo non può considerarsi un essere isolato, ma è parte di una rete di rapporti per cui siamo tutti interconnessi. Il coronavirus ci sta dicendo anche questo. Il contagio che si propaga dimostra che ormai siamo tutti connessi in una serie di trame e relazioni nel bene e nel male.

Quest'introduzione ci fa già entrare nell'argomento dell'incontro per cercare di adottare uno stile di vita come una spiritualità che possa essere comunionale, interreligiosa e cosmica.

Tutta una serie di studi e di autori sostengono che la spiritualità futura che già si comincia a vivere, deve essere appunto comunionale, interreligiosa e cosmica.

Perché comunionale? Perché (la fisica ce lo conferma) facciamo parte tutti di un unico grande sistema e siamo tutti legati profondamente da una serie di connessioni fisiche e spirituali.

Diceva Teilhard de Chardin, grande filosofo e scienziato gesuita, che ciascuno di noi, volente o nolente, è legato a tutto ciò che lo circonda perché la persona è essenzialmente cosmica, è parte di un unico grande sistema.

Questa può sembrare una conclusione scontata, ma, in effetti, è il risultato di tutta una serie di superamenti delle divisioni. Fino all'epoca moderna, infatti, si considerava l'uomo in relazione con la natura in una visione di dualismo, di separazione per cui l'uomo poteva sfruttare la natura avendone addirittura ricevuto il mandato da Dio.

Uno dei brani della Bibbia che è stato male interpretato, ha avuto delle conseguenze disastrose. Anche la Bibbia, non interpretata bene, infatti, può avere un lato negativo come tutte le cose. Occorre mettere tutto in una posizione di equilibrio.

Quando Dio crea l'uomo nel Genesi - leggiamo - gli dà il mandato di dominare la terra. Quindi, tutta la visione ebraica che poi passa attraverso il cristianesimo e respira, purtroppo, la visione filosofica platonica, sarà quella di mettere al centro l'uomo su un piedistallo che in nome di Dio domini e sfrutti la creazione per i suoi fini e i suoi interessi. In realtà quel dominio è stato inteso secondo la visione della forza romana, ma Dio intendeva il dominare come il custodire. Io sono signore e padrone nel momento in cui la realtà che mi è stata affidata possa crescere, svilupparsi e fiorire. L'uomo che diventa custode del creato perché se ne sente parte, lo considera sacro. Quindi, la dimensione comunionale fa sentire l'appartenenza al mondo, alla creazione, al genere umano, cose riscoperte dalla spiritualità e dalla fisica. La dimensione comunionale riguarda il mondo, le persone accomunate, affratellate, io che mi prendo cura dell'altro, me ne interesso...

Ricordate quell'espressione di Terenzio: "Io sono umano. Non c'è nulla che mi è estraneo". Questo è cristianesimo! Tutto ciò che è umano mi interessa; non considero estraneo a me nulla che sia umano. Non mi chiudo come purtroppo sta avvenendo nel mondo che torna a chiudere i confini e ad innalzare muri e barriere in nome della propria sopravvivenza.

L'umanità è una. Siamo tutti nella stessa barca. Il virus geneticamente non è fatto per uccidere, ma per sopravvivere e per espandersi. L'unico virus che è saltato da questo sistema è stato quello della "febbre spagnola" che dal 1918 al 1920 fece milioni di morti.

Quando si arriva a dei momenti critici, bisogna reinterpretare e riconsiderare le situazioni. Vari segni ci dicono che siamo chiamati a vivere una spiritualità comunionale.

C'è la canzone "Luce" di Fiorella Mannoia che sente l'umanità come appartenenza comune in cui condividere gioia e dolori:

 

LUCE

Non c'è figlio che non sia mio figlio

Né ferita di cui non sento il dolore

Non c'è terra che non sia la mia terra

E non c'è vita che non meriti amore

Mi commuovono ancora i sorrisi

E le stelle nelle notti d'estate

I silenzi della gente che parte

E tutte queste strade

Fa' che non sia soltanto mia

Questa illusione

Fa' che non sia una follia credere ancora nelle persone

Luce, luce dei miei occhi dove sei finita

Lascia che ti guardi, dolce margherita

Prendi la tua strada e cerca le parole

Fa' che non si perda tutto questo amore

Tutto questo amore

Non c'è voce che non sia la mia voce

Né ingiustizia di cui non porto l'offesa

Non c'è pace che non sia la mia pace

E non c'è guerra che non abbia una scusa

Non c'è figlio che non sia mio figlio

Né speranza di cui non sento il calore

Non c'è rotta che non abbia una stella

E non c'è amore che non invochi amore

Luce, luce dei miei occhi vestiti di seta

Lascia che ti guardi, dolce margherita

Prendi la tua strada e cerca le parole

Fa' che non si perda tutto questo amore

Luce, luce dei miei occhi dove sei finita

Lascia che ti guardi, dolce margherita

Prendi la tua strada e cerca le parole

Fa' che non si perda tutto questo amore

Tutto questo amore.

 

Il teologo Karl Rahner diceva che il cristiano del 21° secolo deve essere mistico o non ha alcun significato. Apre così l'orizzonte a questa nuova spiritualità come reazione ad un atteggiamento violento ed aggressivo della "ragione armata" che ci ha abituati ad una visione della realtà mentale e razionale tutta basata sul fare, sul produrre e sul consumare. Noi siamo la conseguenza di questa cultura che mettendo al primo posto il fare, arriva al consumare. Oggi c'è il rifiuto di questa situazione che è diventata insostenibile perché se da una parte c'è tanto benessere (e non per tutti), c'è anche tanta infelicità. Di contraccolpo si assiste, già da molto tempo, a questo desiderio di altro: spiritualità, silenzio, meditazione, preghiera, sosta, ecc., come se lo spirito stesse reagendo e si accorgesse di essersi privato di qualcosa di così profondo come la spiritualità e l'ascolto di quella che è la nostra dimensione più profonda in una relazione con se stessi, con Dio e con la natura.

Quindi, resici conto di aver perso tutto questo, c'è la reazione a cercare e trovare momenti diversi di sosta. Da più parti emerge questa invocazione perché c'è una grande sete di spiritualità. Quella futura (ma che è già nata) sarà una spiritualità comunionale che parte non tanto dal fare, ma dal fermarsi, dal sostare. E' difficile fermare la mente e permettersi di guardare oltre. Noi non siamo solo mente. Chi ci ha fatto credere questo è stato Cartesio con il suo "Cogito, ergo sum" ("Penso, dunque sono") non facendo altro che sottolineare quella che era una tendenza della cultura greca e romana che metteva al primo posto la ragione. Ragione che poi perviene ad una grande crisi perché pur avendo per secoli sostenuto i diritti dell'uomo, arriva poi all'illuminismo e alle ideologie che non hanno fatto altro che dividere gli uomini fino ad arrivare ai campi di concentramento.

Quindi, la ragione, portata all'estremo livello, non fa che dividere gli uomini se non si controbilanciano con l'altra dimensione che è quella spirituale, quella dell'interiorità. Noi avvertiamo oggi questa grande sete di spiritualità.

E' importante anche avvalersi del contributo delle altre religioni, della interreligiosità. Già nel III secolo, c'erano i Padri ecologisti. Allora la Chiesa era più sapiente ed attenta, poi si è lasciata prendere dall'aspetto razionale e, quindi, dalla definizione dei dogmi dimenticando l'interiorità. Purtroppo, la Chiesa si è strutturata sull'obbedienza a delle norme e sui riti. I primi cristiani conoscevano bene il valore delle altre culture e cercavano di ricomprenderle nel cristianesimo o di riprenderne gli aspetti positivi con la cosiddetta inculturazione. Bene, i padri ecologisti dicevano che nella intercultura era possibile appunto fare questo. Quindi, c'era già una visione di dialogo, di apertura verso il bene e il positivo per un'integrazione, per un arricchimento e non per uno scontro.

A distanza di 2000 anni, finalmente si è arrivati a riconoscere che la Chiesa non possiede la verità, ma è in cammino verso la verità. Ci sono voluti secoli per arrivare a questo e oggi riscopriamo che anche le altre religioni possono animarci ed alimentarci.

Giovanni Paolo II diceva che se la nostra cultura occidentale si apre anche a quella orientale, respira con due polmoni. Respiriamo non quando siamo chiusi, ma quando siamo aperti anche verso altre dimensioni che sono spirituali perché lo Spirito abbraccia l'universo, non si incarna solo in una dimensione.

Allora la spiritualità interreligiosa è attenta a cogliere anche nelle altre religioni qualcosa che ci manca e che possiamo integrare: favorire il silenzio, la meditazione, l'entrare in se stessi, il contattare noi stessi... L'uomo interiore...

Già Sant'Agostino diceva che la verità abita dentro di noi. Quindi, dobbiamo permettere che l'uomo ritrovi il contatto con se stesso, non rimanga al di fuori dove già si trova e dove ci porta la nostra cultura alienata e dissociata. Un'alta percentuale di persone presenta vari gradi di dissociazione perché ci allontaniamo da noi stessi e, così facendo, ci allontaniamo dalle radici. La vita, la salute richiedono di riconnetterci con noi stessi, con gli altri e con il creato. Quindi, la spiritualità cosmica che propone questa riconnessione, è la via della salute. Non sono cose distinte.

Abbiamo già la tradizione della meditazione che per noi è più mentale, più riflessiva, fondata sulla contemplazione e non sulla fusione.

La contemplazione è un'osservazione delle cose, un vedere anche i segni di Dio, ma è qualcosa che mantiene a distanza. La fusione è il sentirsi nella profonda appartenenza, è il sentirsi una sola cosa.

Ma la contemplazione vera non è guardare le cose per andare al di sopra di esse, ma scoprire nelle cose e nell'altro il mistero di Dio. Diciamo infatti: "Vogliamo andare verso Dio" come se Lui fosse in alto, ma Dio sta dentro di noi. Nel Vangelo non si parla tanto di dimensione verticale quanto quella del basso. Dio "scende" tra di noi perché anche noi dobbiamo scendere nel nostro profondo... Gesù viene battezzato nel Giordano, nel punto più basso della terra perché l'uomo incontra Dio nel punto più basso per poi risalire... "Scendi Zaccheo!" (Lc 19,5)... Scendi...

Noi, invece, diciamo che dobbiamo salire, ci dobbiamo "sforzare" mentre la cultura orientale dice che dobbiamo agire con naturalezza, cercando l'armonia e non lo sforzo. Non sforzarmi per essere qualcosa di più. ma ascoltarmi per rispondere a quella che è la mia vera natura. Lo sforzo porta solo all'esaurimento.

Il buddhismo è attento alla sosta, all'interiorità che stanno anche nella nostra tradizione, ma non sono state coltivate ed è come se ci fossero sfuggite di mano e scivolate verso una visione riflessiva.

Dal buddhismo ci viene, quindi, l'invito all'interiorità, a sostare, a rientrare in noi... In realtà, anche l'uomo è un microcosmo che risponde e riflette quello che è il macrocosmo. "Cosmo" significa anche "ordine", "armonia". La nostra vita è in salute quando siamo in armonia, cioè in equilibrio, quando la nostra omeostasi e i nostri processi funzionano mantenendo un equilibrio.

Noi ci troviamo ad essere tutti squilibrati! Per equilibrarci occorre mantenere il centro, come il centro della ruota. Se andiamo al centro, tutto ritorna in equilibrio ed armonia.

Fare meditazione, quindi, significa ricompattare il proprio centro, quello della nostra anima, della nostra profondità... E la nostra visione occidentale meravigliosa è che abbiamo la presenza dello Spirito. Per questo la cultura orientale piuttosto che curare il fare, cura il mondo interiore a cui è rivolta.

In Cambogia c'è una statua del Buddha dormiente... Un'altra caratteristica del buddhismo è quella di non dare importanza al proprio io, ma di relativizzarlo, mentre nella nostra cultura l'io rappresenta sempre più l'individuo che significa "diviso dagli altri". L'individualismo vuol dire che ogni cosa deve servire al proprio interesse. Il valore dell'individuo viene esasperato, gonfiato. Ricorda la favola della rana che volendo diventare come il bue, si gonfia fino ad esplodere. La nostra cultura ha fatto... esplodere l'io dimenticando altri aspetti. Quindi, bisogna relativizzare l'io limitando le pretese della mente che dà un'immagine falsata delle cose.

"La mente che mente"... (Osho). Se io mi baso solo sulla mente, devo sapere che questa può avere una serie di distorsioni. Si ha bisogno di ascoltare non solo la mente, ma anche il cuore. Le nostre ansie, le nostre paure stanno nella mente, sono il frutto dell'elaborazione della mente, non stanno nella realtà. Questo lo dice la psicologia, ma anche Buddha lo diceva nel VI secolo a.C.. Bisogna andare oltre. La nostra cultura pensa che oltre non ci sia niente. Per questo abbiamo paura di perderci e rimaniamo aggrappati e così non facciamo questo salto nella fede che ci fa andare oltre la mente dove troviamo lo Spirito che ci fa perdere, in un certo senso, l'individualità perché ci fa sentire come appartenenti a qualcosa di più grande.

Il Buddha dormiente richiama anche alla visione dell'abbandono e non della mente che sta sempre attiva a controllare tutto. Nel Vangelo di Marco (4,35-41) c'è un brano che narra che Gesù dorme durante la tempesta. Il vertice della spiritualità è questo: saper dormire durante la tempesta... Quest'abbandono fiducioso, questo fidarsi di Qualcuno che è più grande di noi perché noi siamo inseriti nel mistero che è qualcosa che ci abbraccia e ci fa essere dove siamo, viviamo e ci muoviamo...

La nostra mente ha paura di questo e si mantiene bloccata, in difesa, per non cedere, non mollare. Allora sia il Vangelo che Buddha ci dicono che possiamo trovare la nostra pace, la nostra serenità nel momento in cui ci affidiamo a qualcosa di più grande. Noi, invece, ci sentiamo gli unici protagonisti della nostra vita e non ci rendiamo conto che tutto ci è donato per cui siamo chiamati a donare e a lasciare andare. Lo stesso nostro corpo ci parla di una sapienza che non è nostra e che è molto più capace della nostra mente. Bisogna allora permettere che la vita fluisca dentro di noi perché siamo un canale, siamo un passaggio anche se ciascuno ha le sue caratteristiche particolari in questo quadro meraviglioso. Quando vogliamo interferire, diamo spazio alle malattie che bloccano e così perdiamo la connessione e la memoria.

Nella nostra tradizione teologica occidentale che è basata sugli scritti di S. Paolo, noi abbiamo sottolineato unicamente il Cristo crocifisso e la Sua immagine in croce. Abbiamo perso di vista non solo il Cristo risorto, ma soprattutto il Cristo storico, cioè della salvezza che passa non soltanto per la croce che è il vertice, ma anche attraverso i tanti momenti della vita di Gesù. E' chiaro che questo cambia l'impostazione e la direttiva della nostra spiritualità.

Diceva Thich Nhat Hanh, monaco vietnamita, premio Nobel per la pace 2014, che lui conservava le fotografie dei suoi cari scattate in momenti felici, mentre i cristiani hanno conservato solo il ricordo di Gesù sulla croce, al momento dell'agonia e della morte. Noi non conserveremmo foto simili dei nostri cari! I Vangeli sono sobri nel parlarci della crocifissione, ma questa è stata poi esasperata dando così una direzione alla spiritualità che si è orientata troppo sulla sofferenza e sul dolore e non, invece, sulla trasfigurazione del dolore. Tutto questo non c'è nella tradizione cristiana ortodossa dove risplende di più la luce della resurrezione basata sulla gloria perché la loro tradizione è giovannea.

C'è anche un'immagine del Buddha seduto, con la schiena eretta... Bisogna sostare, sedere e tacere. Noi occidentali vogliamo risolvere tutto subito. E' un atteggiamento quello del sedere, sostare e tacere molto interessante dal punto di vista spirituale che abbiamo dimenticato.

Noi siamo sempre agitati, anche quando ci fermiamo perché vogliamo risolvere il nostro problema con la mente. Ma bisogna fermare la mente e, piano piano, tutto si acquieta. E' questione di esercizio e di ascesi. Se abbiamo alimentato la mente per tanto tempo, è chiaro che per equilibrarla, dobbiamo fare molto esercizio. Quindi, per qualsiasi cosa, aspettiamo, ci fermiamo e ci calmiamo riscoprendo la nostra pace interiore.

Noi siamo responsabili dell'ecologia spirituale. Ogni mattina, apriamo la finestra e diamo una benedizione al mondo. Così immettiamo energie positive perché siamo in un contesto scientifico, positivista di cui abbiamo smarrito il concetto che ora afferma la fisica quantistica proprio quando avvertiamo una pesantezza perché proiettiamo paura, sospetto, timore. Noi siamo responsabili di questo grosso inquinamento energetico...

Esprimiamo, dunque, ogni mattina la nostra benedizione sulla città di Napoli, la compassione su tutti gli esseri senza chiuderci in noi stessi, ma in una visione allargata, cosmica, sentendoci più solidali. Noi abbiamo una grande responsabilità. Basta anche un sorriso che emette vibrazioni e creano un altro tessuto. Tutto si propaga. Noi abbiamo molto potere di cui ci dimentichiamo o che usiamo male. Dobbiamo riscoprire il sorriso.

Osho che cercava di fare una sintesi tra la cultura orientale e la nostra, diceva che il cristianesimo è la via dell'amore. Dobbiamo riscoprirlo sempre più quest'amore, altrimenti diventiamo... buddhisti senza saperlo, cioè vogliamo superare i nostri sentimenti cercando di trovarne la motivazione. Così diventiamo stoici e anche buddhisti perché questi cercano di superare tutto attraverso la meditazione.

L'amore, invece, deve essere espresso e i sentimenti non devono essere repressi. Papa Francesco ci sta ricordando questa via dell'amore.

Certamente ci deve essere anche la conoscenza e la consapevolezza nello scoprire tutte queste cose, ma se non c'è l'amore, non c'è carità. L'amore, il sorriso e la gioia sembrano esiliati. "In principio era la gioia" è il titolo di un libro. La gioia, non il peccato originale...

Dobbiamo, quindi, riscoprire alcuni aspetti e radici della nostra spiritualità che non possiamo permetterci di smarrire.

Nel taoismo c'è l'armonia degli opposti. Possiamo alimentare la nostra visione spirituale anche attingendo agli aspetti delle altre religioni. Questa visione ha favorito il contatto con la natura e la ricerca dell'armonia. Che cos'è l'armonia? E' la riconciliazione degli opposti (il giorno e la notte, la luce e le tenebre, ecc.), non la separazione, ma l'unità. Tutte le pratiche del taoismo, la meditazione e il movimento tendono a ricreare in noi la stessa armonia del cosmo che la malattia viene ad interrompere. Nel momento in cui noi siamo in sintonia profonda con il cosmo, così siamo in comunione nell'amore di Dio. La visione del taoismo è quella più vicina alla teologia cristiana. C'è il Tao assoluto che si manifesta così come nel prologo di Giovanni c'è Gesù che manifesta il volto di Dio. Gesù è anche la via, il percorso che ci aiuta ad arrivare a Dio Padre ed a mantenere in noi la vita.

"Io sono la via, la verità e la vita" (Gv 14,6)... E' un percorso che attraverso una serie di culti e di pratiche, ci mette in sintonia con gli altri, con Dio e con il cosmo e ci mantiene in uno stato di benessere e di gioia. Gesù favorisce la vita, non la toglie, ma la dà.

Con il taoismo possiamo sottolineare quest'importanza dell'armonia con la natura. C'è tutta la medicina cinese che è rivolta a creare la sintonia tra l'uomo e il cosmo per aiutarlo ad avere la massima longevità possibile nel benessere. Proprio per una mancanza di fede nell'aldilà, si cercava di allungare la vita, ma in salute. Noi, invece, abbiamo fatto il contrario: abbiamo cercato di allungare la vita, ma senza curarne la qualità.

Sempre secondo l'armonia degli opposti, anche dentro di noi c'è il giorno e la notte, la luce e le tenebre, il bene e il male. Quello che distingue la visione orientale dalla nostra è che l'occidente mantiene ancora la distinzione, la divisione e fa fatica ad accogliere questa visione dell'integrazione degli opposti. Quindi, il male e il buio sono posti fuori.

Una nuova spiritualità ci fa considerare Dio in una maniera diversa: non un Dio che sta fuori dalla creazione perché così la creazione perde il suo carattere di sacralità ed è come se Dio stesse a guardare, ad intervenire o a non intervenire, insomma tutta una visione distorta... Siamo chiamati ad accogliere le conclusioni della fisica quantistica e, quindi, ad aprirci al dialogo tra scienza e fede. Anche qui la nuova immagine di Dio è all'interno della creazione, senza confondersi con essa, mantenendo la Sua trascendenza, ma è immanente ed è il principio vitale di questa creazione che la mantiene e la fa andare avanti.

Teilhard de Chardin, per aver detto questo, ebbe molte difficoltà e fu allontanato dall'insegnamento.

L'armonia degli opposti ci invita a mettere a punto tutte le parti della nostra vita e andare all'unità. Tenendo presente la ruota della vita, se noi non ci poniamo al centro, la nostra vita sarà uno scendere e un salire, sarà un essere trasportati, trascinati e condizionati dagli eventi. E, quindi, andiamo dall'alto in basso. Se, invece, stiamo al centro, nell'unità anche degli opposti, la nostra vita resterà sopra, non sarà travolta da tutta una serie di cose, ma manterremo l'equilibrio perché avremo fatto pace con i nostri opposti.

Questo messaggio ci viene anche dal brano delle tentazioni di Gesù (Mt 4,1-11) dove alla fine leggiamo: "gli angeli gli si accostarono e lo servivano", mentre nel Vangelo di Marco (1,12-13) è scritto:  stava con le fiere e gli angeli lo servivano". E' una conclusione che ci viene pure dalla psicologia transpersonale.

Le tentazioni nel deserto sono proprio questo: la sosta, il deserto, il silenzio in cui emergono le voci delle nostre ombre, dei nostri lati negativi, degli aspetti che stanno oltre la nostra maschera e che forse sono anche i più veri della nostra vita. Dobbiamo ascoltarle. Gesù ascolta e, quindi, sa riconoscere e sa distinguere. Allo stesso tempo sa fare una certa unità e integrare la Sua coscienza di questi aspetti. Quando avviene questo, i nostri lati negativi diventano risorse, punti di forza che non stanno contro di noi, ma che si alleano con noi così come le fiere che stanno con Gesù.

Quindi, da taoismo siamo arrivati a questo passaggio dove una spiritualità cosmica, oltre a far sentire una connessione profonda con la natura e con gli altri, ci aiuta anche a pervenire ad una connessione con noi stessi per ritrovare un'unità profonda nella nostra anima, senza più scissioni, con la pace.

Nell'induismo c'è un'immagine di Shiva e Shakti con dietro raffigurata la terra, la natura. La visione cristiana è stata anche un po' diffidente nei riguardi del creato: lo ha considerato una realtà materiale e non spirituale mentre anche la fisica quantistica ci dice che non c'è distinzione tra materiale e spirituale. La materia non è altro che la vibrazione dello spirito. Quindi, c'è quest'unità profonda. Le religioni del futuro dovranno comprendere l'esperienza spirituale e naturale fondata sul senso religioso. La visione cristiana, considerando Dio lontano, ha ritenuto la creazione come una cosa profana rispetto ad una sacralità che le viene riconosciuta da altre religioni. Però c'è anche un altro motivo: l'atto di creazione da parte del Dio biblico viene interpretato come un'operazione mentale perché avviene attraverso la sapienza e questo fa sì che la creazione venga privata di altri aspetti, mentre nella visione orientale Dio opera attraverso un atto d'amore, in un atteggiamento istintuale che è esteso a tutta la creazione secondo uno stile che si avvicina di più al "Cantico dei cantici".

Sono passaggi culturali. Secondo la nostra visione, la creazione è ancora lontana da Dio e, come tale, mantiene un carattere profano che poi viene sconfessato dal Cristo con l'incarnazione. Dio stesso diventa carne ed entra in ogni realtà umana, terrena e materiale e questo fa sì che tutta la creazione resti profondamente sacra.

Un altro aspetto del buddhismo è quello di aver indagato molto sulla morte. Noi, nella nostra cultura, non parliamo più di morte, l'abbiamo esorcizzata. Dobbiamo acquistare serenità ed accettarla. E' interessante nel buddhismo il "Libro tibetano dei morti" dove c'è una disquisizione e una descrizione della morte e dei passaggi per prepararsi a questo evento. Nella nostra tradizione pure c'è, ma non se ne parla più, come se fosse un'esperienza che non ci riguarda. Quindi, il buddhismo ci presenta anche questo interesse, questa suggestione che dovremmo accogliere nella nostra cultura: prepararci alla morte per vivere più serenamente la vita.

Nel Tibet, dove non c'è terra da scavare, i cadaveri vengono smembrati dai familiari e dati in pasto agli uccelli o ai pesci per farli ritornare a far parte del ciclo della vita. Un altro aspetto è appunto quello di vedere la vita in tutte le prospettive. C'è il discorso della reincarnazione per arrivare all'illuminazione che significa non solo avere la consapevolezza, ma la visione profonda del tutto perché se si ha una visione della vita solo dall'angolazione dell'essere umano, non la si può comprendere. Si deve passare anche attraverso la visione che viene dall'animale (che noi uccidiamo) e da tutto il resto.

Noi siamo ospiti della terra alla quale siamo arrivati dopo un'evoluzione di miliardi di anni. Siamo quindi chiamati a rispettarla. La natura ci insegna, se l'ascoltiamo, ad essere umili. Noi non ne siamo i padroni, ma solo i custodi.

Ora terminiamo con una poesia di Davide Maria Turoldo:

 

LA BALLATA DEL PELLEGRINO

Andiamo di primo mattino

usciamo dalla notte

levate le mani e il cuore

e sul volto riflessa la gloria

della sua Schekinah!

Andiamo senza turbare

la luce che sorge e il canto

degli uccelli lungo la via.

Andiamo col passo del Pellegrino,

nel sacco appena un tozzo di pane

che inzupperemo all’acqua di fonte

sull’altipiano: la necessaria

eucarestia di Natura

avanti di assiderci a sera

per l’ultima Cena.

E come usavano gli antichi oranti

dal “Tetto del mondo”, ognuno

appenda al proprio bastone

il velo della sua sospirata preghiera

e il vento la porti

nella direzione che vuole.

Andiamo leggeri, prodigiosamente leggeri,

per non offender la terra,

e nulla àlteri il ritmo

del misurato respiro.

E con l’alito appena

a bolle di luce diciamo

“Gesù, figlio di Dio”-

“abbi pietà di noi”-

perché tutta la terra

sia irrorata dalla

infinita pietà.

Tutte le ferite fasciate

sozzure e immondizie bruciate nella Gehenna,

colmate
tutte le solitudini.

O anche senza nulla pensare,

lasciare libero Iddio

che usi grazia

come a Lui piace:

poiché noi non sappiamo,

non sappiamo!

E’ già grazia

essere amati, e più ancora

lasciarsi amare; e scendere

al centro del cuore

e portare la veste nuziale

e tornare all’innocenza primeva,

tornare ad essere in pace.

Ricondurre la mente

al centro del cuore dove

finalmente celebrare l’incontro:

poiché là Egli innalza

la sua preferita dimora

la tenda dei suoi ozi,

per i giochi d’amore.

E fare del corpo

il castello

delle nozze!

Amen.

 

 

 

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